AI/AGI: La rivoluzione in corso nel knowledge based business
L’ascesa dell’Intelligenza Artificiale ha segnato l’inizio di una nuova era, non solo per i settori ad alta tecnologia, ma per ogni aspetto del panorama professionale. Analogamente alla rivoluzione digitale che ha spostato i “contenuti” al centro dello scenario di business, oltre che privato, l’AI sta ridefinendo il ruolo della “conoscenza”, elevandola ancora di più a risorsa fondamentale per il successo aziendale.
Le professioni ad alto contenuto di conoscenza, evolveranno superando il lavoro “operativo”, oggi ancora predominante, come correlazioni di dati da più fonti, aggregazione in grafici, estrazione di informazioni da testi destrutturati, composizione di rapporti o comunicazioni sintetiche, gestione di interrogazioni su domini articolati, comprensione di testi corposi e molto tecnici, contestualizzazione delle informazioni raccolte, … In questo modo potranno focalizzare sui compiti che richiedono una riflessione strategica più profonda e analitica, assumendo come base una mole più voluminosa e articolata di dati e informazioni, e attraverso rielaborazioni più appropriate e rapide, capaci di stimare tendenze e scenari futuri.
Ogni manager, specialista, consulente e formatore avrà gli strumenti e il budget per trasformarsi in un “Centro Studi e Ricerche” nel proprio campo, a beneficio della propria azienda o di quelle clienti, ma prima ancora per il proprio profilo professionale e il suo sviluppo nel mondo del lavoro.
Come oggi chi si occupa di contenuti e della loro diffusione in rete — attività e ruoli che sono protagonisti della precedente rivoluzione, basata su internet — non può prescindere da una “valigetta di attrezzi” (tools, metodi, linee guida, buone pratiche) sconosciuta ai suoi predecessori, così da oggi in poi, il professionista della conoscenza dovrà impossessarsi di altrettanti strumenti, approcci e concetti chiave, che riguardano l’Intelligenza Artificiale, le soluzioni che rende possibili, e le logiche di sviluppo della stessa.
E’ ragionevole prevedere che, questa volta, essere un professionista della conoscenza significherà saper padroneggiare gli strumenti con cui maneggiare la conoscenza, almeno quanto la conoscenza stessa. In fondo già oggi chi ha contenuti da comunicare ha spesso una capacità autonoma di comunicarli con strumenti “social” e “digital” (anche se resta un approccio rischioso e spesso si vedono i danni conseguenti). Domani sarà sempre più frequente che lo strumento per elaborare la conoscenza sarà il risultato delle conoscenze e competenze di chi possiede quella conoscenza.
L’AI si sta già trasformando — ad un anno dal suo debutto di fronte al grande pubblico — e da “interlocutore saputone” (vedi lo stile dimostrato particolarmente spesso da Bart rispetto a ChatGPT), al quale fare domande semplici per vederlo cadere in qualche trappola logica, sta diventando sempre più “una compagna di lavoro”, che ci assiste nell’esecuzione delle attività operative, sotto la nostra guida e supervisione. Tenendo sempre in mente che tra un altro anno saremo qui a descrivere un altro scenario.
Questa trasformazione non è più confinata nelle mura delle grandi corporate, ma è accessibile a chiunque, dal consulente indipendente al manager di una PMI, rendendo l’AI uno strumento democratizzato di potenziamento delle capacità individuali.
Man mano che ingenti risorse di tempo e budget saranno liberati dagli automatismi e dalle efficienze rese possibili dall’AI stessa, gli investimenti dovrebbero spostarsi verso una sempre maggiore domanda di approfondimento, analisi, correlazioni e previsioni. In realtà sappiamo che questo potrebbe non accadere in misura altrettanto significativa, perché negli stessi anni i mercati mondiali andranno espandendosi con la crescita demografica e l’emancipazione di intere popolazioni, finendo per premiare un semplice abbattimento di costi, e tutto sommato una bassa qualità di prodotti e servizi. D’altra parte, dal punto di vista economico, non si può nemmeno disprezzare la prospettiva di soddisfare tale domanda crescente.
Appare chiaro quindi, che a fianco della trasformazione delle professioni ad alto contenuto di conoscenza, si manifesterà parallelamente una trasformazione dei modelli di business basati sulla conoscenza.
Innanzi tutto, nell’immediato futuro, l’adozione individuale di strumenti di AI diventerà parte integrante del progresso professionale, simile all’acquisizione di nuove competenze o strumenti operativi. Questo fenomeno sta già delineando i contorni di nuove figure professionali e modelli di offerta aziendale, che si distanziano sempre più da quelli tradizionali.
Inoltre, crescerà la domanda di analisi di rischi e scenari evolutivi — in realtà latente ma finora priva di un’adeguata offerta. Laddove prima prevaleva la logica dell’esperimento — che certamente non perderà importanza — oggi si inserirà una fase di definizione delle premesse, delle assunzioni di riferimento, e di modellazione degli scenari futuribili, che finora veniva saltata per mancanza di risorse. Esperimento e valutazione dei dati empirici andranno a braccetto, e costituiranno sempre più il nostro approccio fondamentale nel fare business, affrontare problemi, e forse — una volta diventato un fatto culturale ampiamente diffuso — condurre la stessa vita professionale e privata.
Di questo ne potremo parlare a KM Tracks, evento online giunto alla 28-esima edizione, che si terrà il 20 Novembre (http://www.jekpot.com/pagine/km28-kmt.htm).
#KM #AI #AGI #KnowledgeWorker #knowledgeBasedBusiness #KMTracks