Attenzione: Con l’AI lavoreremo di più
Semplice, se prima molte attività erano precluse per mancanza di competenza o comunque perché troppo laboriose, ora con l’AI non ci sono più freni. In minuti puoi acquisire le informazioni mancanti, ottenere i consigli sui migliori approcci, confrontarti con un esperto sempre disponibile e desideroso solo di condividere conoscenza e risolvere il tuo problema.
Quindi il lavoro che prima andava necessariamente delegato, o per ragioni di costi e di reperimento di risorse, se non addirittura ignorato, facendosi bastare una mediocre qualità del risultato, ora si aggiunge ingombrante all’agenda già piena da prima. Certo, d’altra parte l’agenda viene svuotata proprio grazie all’efficientamento delle attività precedenti che l’AI stessa rende possibile. Ma state attenti che il bilancio può non essere positivo in termini di impegno risultante.
D’altra parte, se interagire con l’AI è diventato una commodity, senza barriere di prezzo e di competenza, i miglioramenti che permette di introdurre nel vostro business saranno consentiti anche a tutti i vostri concorrenti. Quindi se minori costi e meno tempo, grazie all’AI, potevano sembrare un fattore vincente per competere nel vostro mercato, al contrario, sarà necessario sempre maggiore impegno per alzare la qualità complessiva del vostro prodotto e servizio, e la ricerca di un laghetto blu dove sopravvivere senza rischiare la pelle in acque troppo rosse di sangue.
L’unica cosa certa è che non potete sottrarvi a questo gioco di continuo, quasi disperato tentativo di distinguersi e battere la concorrenza grazie all’AI. Le barriere all’ingresso nel vostro orticello sono destinate a diventare fragili steccati, ma per fortuna gli spazi di miglioramento e innovazione sono infiniti. L’uso dell’AI è necessario, inderogabile, ma non sufficiente.
Sono molto preoccupato per moltissime nostre imprese e per il paese intero, che hanno sempre sottovalutato se non disprezzato la tecnologia e il digitale, puntando ad emergere nel mondo grazie ad un indubbio patrimonio culturale esclusivo, e si ritrovano in fondo alle classifiche di produttività con conseguenti gravissimi problemi di stabilità economica e finanziaria. Questa è la volta che sprofondiamo fuori dal grafico.
E quindi lavoreremo di più, sia come professionisti che come aziende, perché è sempre andata così: l’avvento dei veicoli a motore ha diminuito il tempo necessario per percorrere quelle poche migliaia di km che un uomo mediamente impegnato calpestava nella sua vita nell’800, a cavallo o in carrozza, ma ha reso tutti noi trottole in continuo movimento, per lavoro e per svago, con un territorio percorso in una vita grande come il globo terracqueo.
Per non parlare dei calcolatori elettronici che non hanno liberato le nostre giornate dal fabbisogno computazionale e dal tempo speso nel comunicare, o alleggerito la mole di lavoro richiesta per questo motivo a carico delle aziende negli anni 60, ma hanno reso tutti noi pseudo-ingegneri in grado di interagire con apparecchi informatici e servizi digitali che pochi anni prima avremmo etichettato come fantascientifici, e reso le aziende paragonabili a centri di controllo di missioni spaziali, per potenza di calcolo e volumi di dati gestiti.
Visto che l’interazione con l’AI è quindi imprescindibile, e questa potrebbe potenzialmente esplodere per il tempo impiegato, dovremmo concentrarci sul come più che sul se, cioè su come rendere efficiente tale interazione e a come gestirla al meglio. Già vedo ripresentarsi l’introduzione di figure specializzate sullo “strumento”, come fu con “lo smanettone dei computer” negli anni 90, e “il ragazzo che si occupa di internet” a partire da una decina di anni dopo, e poi ancora “quello dei social”: a presto, il “cugino che sa usare l’AI”. Sarà l’argomento delle prossime note.
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