[book] Testing Business Ideas, D.J. Bland A. Osterwalder
Il libro esce dopo circa 5 anni da “Value Proposition Design” e 9 da “Business Model Generation”, tutti firmati da Alex Osterwalder ma questa volta non con Yves Pigneur, professore all’Università di Losanna, ma con David Bland, founder di Precoil (2015), una società di consulenza focalizzata sui processi per testare business ideas, e precedentemente principal dal 2013 in Neo, un’altra società dove aveva focalizzato sulla stessa area di servizi. Dobbiamo quindi aspettarci più concretezza e applicabilità ai contesti reali, pur con alle spalle le solide basi di un impianto metodologico ben collaudato e predisposto per un facile apprendimento.
Il formato, come nei precedenti testi di Strategyzer, è una sorta di “manuale ikea” con un linguaggio testuale e grafico spiccatamente “digital”. Vuole essere ancora una mappa di riferimento per la cultura dell’innovazione con il business model al centro, ma, dopo aver focalizzato sulla problem validation con “Value Proposition Design”, ora tutta l’attenzione è sulla offer/solution validation.
Sfogliandolo si sente un forte profumo di Agile (anzi di Modern Agile): l’enfasi sulla sperimentazione, microsegmentata e quindi rapida e actionable, orientata alla rilevazione di metriche e alla data analysis, alla quale si aggiunge il miglioramento continuo, un clima che favorisce confort e divertimento, e soprattutto la consapevolezza che non si è mai in errore ma si sta sempre apprendendo qualcosa di utile.
Il rischio, a mio parere, è che anche in questo caso, come coi testi precedenti, si perda di vista la capacità di thinking, ad incominciare dall’analisi critica del metodo stesso, e non solo dei risultati. Certamente il libro non pretende di trattare il tema della visione complessiva e del bagaglio di competenze necessarie e utili al progetto imprenditoriale. Chi si atterrà solo a questo manuale, andrà ad ingrossare col titolo di “sperimentatore”, il folto gruppo di “attacchini di postit sui business model canvas” che si sono manifestati in questi anni. Sarà utile piuttosto, a mentor/advisor/innovation manager, già dotati di una ben fornita valigetta degli attrezzi, che sembrano essere i principali beneficiari di questo testo.
Non voglio svalutare questo approccio (il libro è stato sviluppato nel corso di anni, mi è arrivato ieri, e vorrei valutarlo con più calma), ma mi convince che “il metodo”, come “la tecnica”, deve sempre essere accompagnato da una capacità di comprensione e di manipolazione, e da una grande mole di esercizio pratico. Qui ci vedo un’area di tensione, una faglia: da un lato si vorrebbe mettere in condizione lo startupper o neo-imprenditore di poter operare appena dopo aver acquisito questo corposo elenco di istruzioni operative; dall’altra si lascia intendere che lo stesso elenco di istruzioni presuppone una capacità di analisi critica costruita su una buona esperienza, che ovviamente il soggetto non ha, e che acquisirebbe solo dopo numerosi tentativi di startup.
La corporate, invece, potrebbe trovare qualche valido aiuto, considerando che ha l’interesse di attivare una sperimentazione seriale, e che ha la necessità di fare crescere figure specializzate in queste tecniche, nell’ambito del processo di diffusione interna di cultura orientata all’innovazione. E’ presente un’intero capitolo dedicato all’oganizzazione preposta a scalare le attività di test. Bisogna però che il board abbia deciso di investire al proprio interno e non di appoggiarsi solo ad iniziative di open innovation. Spero di avere presto feedback da questi contesti, per capire meglio il potenziale di questo libro.