Homo Narrans e l’Algoritmo Replicante

Gino Tocchetti
13 min readFeb 17, 2025

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Prometeo ruba il fuoco, Jan Cossiers (1637)
Prometeo ruba il fuoco, Jan Cossiers (1637)

Le narrazioni hanno accompagnato, e spesso orientato, lo sviluppo della storia dell’umanità, fin dalle lontane origini ai giorni nostri. Infatti, oltre a distinguerci come specie, sono in stretta relazione con l’esecuzione di processi cognitivi, e strumento di espressione della natura umana, e realizzazione del suo potenziale.

L’essere umano è stato descritto con molte metafore — Homo faber, Homo economicus, Homo politicus — ma una delle più incisive è Homo Narrans, ovvero l’essere che racconta storie. La capacità narrativa non è solo un mezzo di comunicazione, ma un vero e proprio fondamento della nostra identità e del nostro pensiero. La narrazione è il veicolo attraverso cui strutturiamo la realtà, trasmettiamo conoscenza e costruiamo significati condivisi. Secondo questa prospettiva, più che esseri razionali (Homo sapiens), siamo esseri narranti, che interpretano il mondo e se stessi attraverso il racconto (Fisher, 1984).

Dal momento che i Large Language Model lavorano proprio sul linguaggio, e hanno come principale funzione quella di generare costrutti narrativi, è essenziale capire come si intrecciano questi due temi, l’AI e le narrazioni, e quale tremendo impatto ne deriva. Infatti, le intelligenze artificiali non si limitano a processare il linguaggio: esse partecipano attivamente alla creazione di nuovi racconti, con modalità e implicazioni che sfidano la nostra concezione tradizionale della narrazione e del pensiero.

Tuttavia, per quanto capaci di intervenire e condizionare le narrazioni degli umani, le AI non raggiungono la capacità umana di attribuire significato autentico alle storie. Esse replicano, adattano e ricombinano elementi narrativi, ma senza un’intenzionalità propria o un vissuto esperienziale. La narrazione dell’AI non esisterebbe se prima non ci fosse stata una narrazione da parte di un uomo.

Questo articolo ambisce a trattare un argomento così complesso, per quanto non in modo sistematico ma piuttosto per suggestioni, strutturato in tre parti:

  1. Homo Narrans: dal Mythos al Logos e oltre — Come la narrazione ha definito l’identità umana e il suo rapporto con il sapere, passando dall’oralità del Mythos alla razionalità del Logos, fino alle sue manifestazioni più moderne.
  2. L’Intelligenza Artificiale tra Logos e Mythos — L’IA come nuovo agente narrativo: genera storie, modella discorsi e ridefinisce il rapporto tra ragione e immaginazione. Ma è davvero “narrante” o è solo “replicante”? (qui)
  3. Il futuro delle narrazioni con l’AI — Come cambiano le storie nel momento in cui le macchine iniziano a raccontarle? Quale ruolo avrà l’essere umano in un mondo dove il confine tra autore e algoritmo diventa sempre più sfumato? (qui)

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1. Homo Narrans: dal Mythos al Logos e oltre

Le narrazioni hanno sempre plasmato il nostro modo di comprendere il mondo, intrecciandosi con la tradizione e l’innovazione. Questo viaggio tra mythos e logos ci porterà a scoprire come il pensiero umano abbia oscillato tra immaginazione e razionalità, adattando le storie ai nuovi strumenti della conoscenza e alle tecnologie emergenti.

1.1. L’uomo come essere narrante

L’essere umano è un animale narrante: più che homo sapiens, potremmo chiamarlo homo narrans, come propone Piero Formica. La narrazione è il nostro modo di dare senso al mondo, costruire identità e tramandare conoscenze. Epos, mythos e logos, tradizionalmente considerati generi letterari, sono in realtà tre aspetti fondamentali della nostra capacità di linguaggio, si intrecciano nel nostro modo di pensare e raccontare la realtà, accompagnando l’evoluzione della cultura umana.

1.1.1. Epos

Epos, ovvero il rapporto con la tradizione, la memoria collettiva, la trasmissione del sapere. Come sottolineato nell’articolo “Mythos-Logos alle origini della cultura greca” di Gianmarco Canestrari, l’epos non è solo il racconto delle imprese eroiche, ma anche il modo in cui una comunità struttura la propria identità e tramanda la saggezza accumulata.

In “Il metabolismo di Mythos e Logos”, Riccardo Nardo evidenzia come l’epos si leghi strettamente alla funzione educativa della narrazione, non solo nelle società antiche, ma anche nei modelli narrativi contemporanei. Inoltre, Gianmarco Canestrari, nell’articolo citato, discute del ruolo dell’epos nella costruzione della memoria storica e della legittimazione del potere attraverso la narrazione epica.

1.1.2 Mythos

Mythos, ovvero la creazione di immagini, il racconto simbolico, il senso del meraviglioso. Secondo Derrida (in “Il metabolismo di Mythos e Logos”, di Riccardo Nardo), il mythos non è un semplice racconto favolistico, ma una struttura narrativa che regge il pensiero collettivo e influenza la percezione della realtà.

Gianmarco Canestrari evidenzia come il mythos non sia solo un retaggio del passato, ma continui a manifestarsi nelle narrazioni contemporanee, adattandosi ai nuovi contesti culturali e tecnologici. Questo si riflette anche nel pensiero di Panikkar, teorico del dialogo interculturale e interreligioso, che sottolinea come il mythos non debba essere visto come una fase superata, ma come una dimensione sempre attiva nel dialogo tra culture e sistemi di pensiero diversi.

1.1.3. Logos

Logos, ovvero il linguaggio razionale, il pensiero critico, la ricerca della verità. Secondo Gianmarco Canestrari, il logos si sviluppa non come una totale rottura rispetto al mythos, ma come una sua trasformazione progressiva, in cui il discorso razionale assorbe elementi narrativi e simbolici per strutturare un sapere sistematico.

In “Il metabolismo di Mythos e Logos”, Derrida sottolinea come il logos, pur rivendicando una pretesa di oggettività, sia spesso radicato in narrazioni implicite che ne condizionano l’uso e l’interpretazione. Questo rapporto complesso tra logos e mythos emerge anche nell’analisi delle scienze umane e sociali, che devono continuamente confrontarsi con i propri presupposti narrativi.

La nascita della filosofia occidentale viene spesso attribuita a questo passaggio dal mythos al logos, come dimostrano i primi filosofi presocratici, tra cui Talete, Anassimandro e Anassimene, che cercavano spiegazioni razionali ai fenomeni naturali. Platone, in particolare, formalizzò questa transizione nel suo pensiero, utilizzando i miti come strumenti pedagogici, ma ponendo il logos come via privilegiata per raggiungere la verità attraverso la dialettica e la conoscenza delle idee.

1.1.4. La persistenza del Mythos nelle narrazioni moderne

Nonostante il predominio del logos nel pensiero scientifico e tecnologico, il mythos continua a essere una forza attiva nella cultura contemporanea. Anche secondo Gianmarco Canestrari, le narrazioni mitiche si rinnovano nei nuovi media, nei racconti collettivi e nelle strutture ideologiche. Il mythos non è più soltanto una forma arcaica di pensiero, ma un elemento che continua a evolversi e ad adattarsi ai nuovi contesti culturali e tecnologici.

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e della narrazione automatizzata, il rapporto tra mythos e logos sta subendo una nuova trasformazione. L’AI, capace di generare storie e testi in modo autonomo, dimostra che il logos ha acquisito una capacità narrativa che un tempo era prerogativa del mythos. Tuttavia, il problema della verità e dell’interpretazione persiste, poiché le AI spesso creano narrazioni persuasive ma non necessariamente veritiere, riaffermando il bisogno di un equilibrio tra pensiero critico (logos) e intuizione simbolica (mythos).

1.2. Il ruolo delle narrazioni

Dalla tradizione orale alla scrittura, la narrazione ha sempre rappresentato un elemento fondante della cultura umana, passando dall’epos alle prime forme di logos. Nel corso della storia, il pensiero mitico e quello scientifico si sono intrecciati in un dialogo fatto di complementarità e tensioni, influenzando profondamente la costruzione del sapere e della società. La narrazione è stata anche uno strumento di potere, capace di plasmare la percezione collettiva e rafforzare le strutture sociali.

Con l’avvento dell’era digitale, non si è solo trasformato il modo in cui le narrazioni vengono diffuse, ma anche il modo in cui vengono sviluppate. Questo ha amplificato il loro ruolo nell’organizzazione e nello sviluppo della società moderna, anche se non lo ha propriamente rivoluzionato. Il racconto collettivo si è frammentato e ha assunto nuove forme, influenzato dall’incessante flusso di informazioni e dalla competizione tra verità e viralità.

Contemporaneamente, i meccanismi per indirizzare e orientare la narrazione a scopi predefiniti, sono diventati più sofisticati, sfruttando strumenti via via sempre più avanzati sia dal punto di vista tecnologico che da quello sociologico e psicologico. Questo ha reso i social network, insieme alla stampa indipendente e al mainstream, uno strumento imprescindibile nei processi decisionali, nel marketing e nella gestione dell’opinione pubblica.

1.2.1. La narrazione come chiave per il progresso

La storia della scienza e dell’innovazione è ricca di esempi in cui una narrazione efficace ha facilitato l’accettazione e la comprensione di nuove scoperte e soluzioni, mentre la sua assenza ne ha spesso ostacolato la diffusione, benché potenzialmente rivoluzionarie. Le storie permettono di vedere la realtà sotto nuove prospettive e di accogliere il cambiamento.

Solo per fare alcuni esempi:

  • La teoria dell’evoluzione di Charles Darwin si affermò grazie a una narrazione chiara e accessibile, supportata da esempi concreti e un linguaggio comprensibile nel suo libro “L’origine delle specie” (1859). Nonostante iniziali resistenze, il libro contribuì alla diffusione delle sue idee, arrivando a rifondare la biologia moderna.
  • La teoria della relatività di Albert Einstein ottenne un’ampia accettazione anche grazie a una comunicazione chiara e orientata al grande pubblico. La presentazione pubblica dell’eclissi del 1919, che confermò sperimentalmente le sue previsioni, fu accompagnata dalla divulgazione delle sue idee attraverso libri come “Relatività: Esposizione divulgativa” (1916), che resero le sue teorie comprensibili a un pubblico più ampio.
  • Louis Pasteur, per spiegare la sua teoria dei germi, utilizzò esperimenti visibili al pubblico, conferenze scientifiche e pubblicazioni accessibili per dimostrare l’esistenza dei microbi, superando lo scetticismo iniziale. Importante fu il discorso alla Sorbona nel 1888, in cui spiegò la teoria e l’importanza della vaccinazione, contribuendo significativamente all’accettazione delle sue idee nella comunità scientifica e tra il pubblico.
  • Stephen Hawking rese accessibili le sue teorie sui buchi neri attraverso libri di divulgazione come “Dal big bang ai buchi neri” (1988), portando la cosmologia al grande pubblico.
  • Carl Sagan combinò la ricerca scientifica con una straordinaria capacità narrativa, attraverso libri come “Cosmos” (1980) e una serie televisiva che resero le scoperte astronomiche comprensibili a tutti.
  • Giorgio Parisi ha reso accessibili le sue ricerche sui sistemi complessi sui fenomeni di auto-organizzazione, utilizzando esempi tratti dalla natura e dalla vita quotidiana, come il volo coordinato degli storni. Il suo impegno nella divulgazione scientifica è stato riconosciuto anche con il Premio Nobel per la Fisica nel 2021.

Per contro:

  • Ignaz Semmelweis aveva dimostrato già nel XIX secolo che il lavaggio delle mani riduceva drasticamente i casi di febbre puerperale nelle cliniche ostetriche, ma la sua scoperta fu accolta con scetticismo e osteggiata dalla comunità medica dell’epoca. Solo decenni dopo, con il consolidarsi di una narrazione scientifica più strutturata, le sue intuizioni vennero finalmente riconosciute e adottate, rivoluzionando la pratica medica. La conferma definitiva della sua intuizione arrivò proprio con Louis Pasteur.
  • Nikola Tesla, nonostante le sue invenzioni abbiano rivoluzionato il mondo moderno, morì in povertà nel 1943, senza aver ottenuto un pieno riconoscimento durante la sua vita.
  • Joseph Weber fu un pioniere nella ricerca sulle onde gravitazionali, ma la sua mancanza di dati sperimentali convincenti lo portò a essere emarginato dalla comunità scientifica. Solo decenni dopo, con esperimenti più avanzati, le sue idee furono rivalutate e confermate.
  • Charles Babbage progettò nel XIX secolo il primo calcolatore meccanico, ma la sua invenzione non fu compresa né finanziata adeguatamente. Solo nel XX secolo i suoi concetti furono ripresi per sviluppare i moderni computer.
  • Hedy Lamarr, attrice e inventrice, sviluppò negli anni ’40 una tecnologia di trasmissione a frequenze variabili, ma il suo valore venne riconosciuto solo decenni dopo, con l’avvento della telefonia mobile e del Wi-Fi.
  • Alan Turing, nonostante il suo contributo decisivo alla crittografia e ai primi modelli di intelligenza artificiale, fu perseguitato e morì senza vedere il pieno riconoscimento delle sue idee, che avrebbero rivoluzionato l’informatica moderna.

1.2.2. L’importanza della narrazione nel processo decisionale

Una narrazione diffusa, confrontata e affinata attraverso il dialogo, è efficace anche nei processi decisionali e nella divulgazione delle decisioni prese. Alcuni esempi:

  • Le aziende americane del tabacco hanno condotto per decenni una strategia di comunicazione sofisticata, creando campagne pubblicitarie, finanziando studi scientifici di parte e influenzando il dibattito pubblico per minimizzare gli effetti nocivi del fumo e proteggere i propri interessi economici.
  • Apple ha costruito il successo dei propri prodotti, facendoli accompagnare da una narrazione innovativa che li ha trasformati in un fenomeno culturale globale. Un esempio significativo è stato il posizionamento dei loro pc in numerose pellicole cinematografiche di grande successo, consolidando l’immagine del marchio come sinonimo di innovazione e design.
  • Tesla e SpaceX hanno utilizzato una narrazione strategica per creare un forte legame con il pubblico, presentando l’innovazione tecnologica non solo come progresso tecnico, ma anche come visione per il futuro della mobilità e dell’esplorazione spaziale. Un esempio emblematico è stato il lancio di una Tesla Roadster nello spazio (2018) a bordo del razzo Falcon Heavy di SpaceX.
  • La gestione della pandemia da COVID-19 ha mostrato come la comunicazione delle decisioni scientifiche e politiche abbia influito sulla percezione e l’adesione delle popolazioni alle misure sanitarie.
  • La diffusione delle auto elettriche in Europa e nel mondo è sostenuta da una strategia comunicativa sui benefici ambientali, economici e tecnologici di questa transizione. Governi, case automobilistiche e associazioni ambientaliste utilizzano campagne di sensibilizzazione, incentivi economici e investimenti infrastrutturali per favorire l’adozione dei veicoli elettrici e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

1.2.3. La scienza e l’equilibrio tra dati e narrazione

Il metodo scientifico si basa sui dati, ma senza una narrazione che dia loro senso, rischia di essere sterile. Piero Formica evidenzia come la ricerca della verità scientifica non possa limitarsi all’accumulo di dati, ma debba necessariamente accompagnarsi a una narrazione che dia loro significato e direzione. Il rischio, come illustrato nel racconto “On Exactitude in Science” di Jorge Luis Borges, è quello di creare una mappa della realtà così dettagliata da coincidere con essa, rendendola inutilizzabile. Allo stesso modo, Richard Feynman metteva in guardia dall’ossessione per la precisione assoluta, sottolineando che senza una visione narrativa la scienza diventa un esercizio sterile di raccolta di numeri.

L’importanza della narrazione è evidente anche in altri contesti in cui i dati da soli non bastano. Nella medicina, ad esempio, la comunicazione efficace di una diagnosi e di un trattamento può influenzare profondamente l’adesione dei pazienti alle cure e il loro stato psicologico. Nel settore finanziario, le previsioni economiche e le strategie di investimento si basano non solo su modelli matematici, ma anche su narrazioni capaci di spiegare scenari futuri e indirizzare le decisioni degli investitori. Nel cambiamento climatico, la semplice esposizione di dati allarmanti non è sufficiente per stimolare azioni concrete: la costruzione di storie che coinvolgano le persone a livello emotivo si è dimostrata più efficace nel mobilitare consapevolezza e politiche ambientali.

La narrazione, dunque, non è solo uno strumento di comunicazione, ma un elemento essenziale del processo scientifico, in quanto permette di organizzare i dati in un quadro coerente, rendendoli accessibili e interpretabili per la società.

1.2.4. Miti contemporanei, nuove epiche e meme

Le narrazioni contemporanee sono usate anche oggi per costruire nuovi epiche e nuovi miti, trasformando figure, fatti e idee rilevanti nella società moderna, in simboli evocativi di nuovi valori, conquiste e ambizioni. Se prima il veicolo erano i testi sacri e le leggende, ora si usano media e storytelling. Se gli antichi adottavano uno stile aulico e fantastico, ora vengono diffusi in forme nuove, rapide e sintetiche, come ad esempio i meme.

Molti personaggi sono stati eletti a simbolo di condizioni e prospettive ideali, e per questo anche attaccati e distrutti quando hanno tradito le aspettative: Chiara Ferragni e Fedez sono diventati l’incarnazione di una vita di successo, smagliante e inconsistente; Yusuf Dikeç, tiratore a segno turco, è stato eletto a simbolo del talento che non ha bisogno di orpelli tecnologici, e quindi della rivincita della semplice virtù contro la tecnica alienante; Il moderno Prometeo che porta il fuoco dell’innovazione ha assunto le sembianze di Elon Musk, ma oggi è divenuto il simbolo delle tecnocrazie che soffocano le democrazie; la dea protettrice di Madre Terra veste i panni di Greta Thumber, il genio del male, espressione dei poteri forti che attentano al genere umano stesso, è oggi una figura senza volto ma con un nome noto, Soros; la regina Elisabetta era l’archetipo della tradizione rigida ma protettrice, e la principessa Diana quello dell’autenticità dello spirito umano, osteggiato se non proprio schiacciato proprio dalla fredda e severa macchina del potere.

Altri concetti astratti sono evocati come metafora mitologica dei desideri e delle paure collettive, come la Singolarità Tecnologica, l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI), la Pandemia, il Cambiamento Climatico (che ha sostituito il Buco dell’Ozono), Internet e il Digitale (ora sostituiti dall’Intelligenza Artificiale).

I meme creano archetipi e strutture narrative condivise, definendo ciò che è eroico, ciò che è ridicolo e ciò che deve essere temuto, e diventando in alcuni casi generatori di miti. In questo modo, mentre la cultura digitale sbeffeggia le vecchie narrazioni, in realtà le ripropone con nuovi simboli, mostrando che il bisogno di creare miti non è mai scomparso, ma ha solo cambiato linguaggio.

1.3. L’intelligenza artificiale come narratore emergente

L’intelligenza artificiale sta emergendo come un nuovo narratore, capace di generare e reinterpretare storie in modi inediti. La fusione tra epos, mythos e logos nei modelli linguistici (LLM) contemporanei dimostra come la narrazione non sia più dominio esclusivo dell’essere umano, ma si stia trasformando in un processo ibrido.

Tuttavia, questa evoluzione porta con sé importanti questioni etiche e sociali: Siamo pronti per una nuova forma di narrazione “esogena” rispetto all’esperienza umana singolare e collettiva? Chi controlla il racconto? Chi decide quali versioni della storia devono prevalere?

Guardando al futuro, l’AI sta ridefinendo il nostro rapporto con la parola e il significato, modificando non solo il modo in cui raccontiamo, ma anche il valore stesso della memoria collettiva. Esiste il rischio che la tradizione venga diluita o riscritta in funzione di logiche algoritmiche, con conseguenze profonde sulla nostra identità culturale.

Per questo, diventa fondamentale un uso consapevole della narrazione, che la trasformi in uno strumento di pensiero critico e immaginazione, piuttosto che in un meccanismo di controllo o omologazione.

Il prossimo capitolo è dedicato a sviluppare l’analisi dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle narrazioni.

2. L’Intelligenza Artificiale tra Logos e Mythos

(qui)

3. Il futuro delle narrazioni con l’AI

(qui)

Conclusione

(qui)

Fonti

  1. “From Myth to Reason? Studies in the Development of Greek Thought”, a cura di Richard Buxton (1999)
    Amazon
  2. “Interactive storytelling: from AI experiment to new media”, di Marc Cavazza, Fred Charles, Steven J. Mead (8 maggio 2003)
    ACM Digital Library
  3. “Mythos — Logos alle origini della cultura greca”, di Gianmarco Canestrari (2016)
    Culturificio
  4. “L’Homo Narrans nell’età dell’intelligenza artificiale”, di Piero Formica (2 febbraio 2023)
    Il Sole 24 Ore
  5. “Il metabolismo di Mythos e Logos tra Derrida e Panikkar”, di Riccardo Nardo (19 maggio 2024)
    Ritiri Filosofici
  6. “Neuroscienze della narrazione, lo storytelling nell’era dell’Intelligenza Artificiale”, di Massimiliano Cannata (10 giugno 2024)
    L’Eurispes
  7. “Combinare narrazione e AI: Riccardo Milanesi”, di Alice Avallone (20 novembre 2024)
    BeUnsocial
  8. “Il Potere del Digital Storytelling: raccontare storie con l’Intelligenza Artificiale Generativa”, di Luigi Antonio Macrì (6 agosto 2024)
    ICTED Magazine
  9. “AI and the Future of Storytelling”, di Douglas Moura (23 settembre 2024)
    Medium
  10. “The Evolution of Storytelling: How Interactive Videos Are Shaping the Future”, (7 ottobre 2024)
    Clixie AI

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Written by Gino Tocchetti

Business Design, Corporate Innovation, Strategy Advisor

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