Ipertrofia di contenuti da AI e come affrontarla

Gino Tocchetti
4 min readOct 5, 2023

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La grande onda di Kanagawa, ukiyo-e di Hokusai (1831)

Sollecitato dai commenti alle note precedenti, vorrei soffermarmi oggi sull’ipertrofia di contenuti da cui stiamo per essere sommersi.

La rivoluzione informatica, si sa, ci ha traghettati in un mondo dove tutto è informatizzato, e se non lo è lo sarà, con grande sgomento di chi nutre una viscerale avversione verso la tecnologia e i calcolatori. La rivoluzione di internet ha reimpostato le nostre vite con migliaia e migliaia di app e servizi digitali, col risultato che abbiamo indubbiamente una vita “aumentata” al prezzo di non poterci staccare dalla piccola centrale operativa che è diventato il nostro smartphone. L’esplosione dei social, tuttora in fase di espansione nonostante l’alternarsi del successo e declino delle singole piattaforme, ci ha inondato di contenuti conversazionali e commerciali, al punto che ne siamo ormai nauseati.

Possiamo solo immaginare cosa sarà il nostro lavoro, man mano che il magma dell’AI salirà in superficie in modo bradisismico, prima sollevando la placca di studi e report e grafici e tabelle su cui appoggiamo il nostro laptop per svolgere qualunque attività, e alla fine travolgendoci con un flusso piroclastico che ci soffocherà e alla fine ci pietrificherà.

Come è già avvenuto in altri ambiti, l’approccio tradizionale, questa volta alla conoscenza utile per il business, perderà sempre più valore. Gli autisti di auto pubbliche, i giornalisti autori di pezzi facili e generalisti, gli sviluppatori di semplici fogli di calcolo e di siti web, i gestori di canali social, ci ricordano che “o cambi o muori”. E ci dicono anche che cambiare non è facile, se i rider fanno un lavoro da cani per due soldi, e i pubblicisti sono i nuovi schiavi dell’editoria.

Rider: nuove forme di schiavitù

La saggistica, la consulenza manageriale, la formazione, e la documentazione tecnico-commerciale sono a rischio di trasformazione in una montagna di rifiuti che non sarà facile tenere sotto controllo.

Diventerà importante, se non cruciale, esercitare la capacità di muoversi a livelli di sempre maggiore astrazione, complementarietà e integrazione. Al giornalismo noi chiediamo oggi servizi di approfondimento e sintesi; ai servizi di logistica chiediamo il supporto alla fase di imballaggio, ritiro, stoccaggio, e montaggio. Alla nonna barese che strascina le orecchiette secondo tradizione, chiediamo l’app che ci permette di scorrere la ricetta mentre siamo in cucina, di ordinare gli ingredienti online, e di completare la preparazione della cena col servizio di recapito a domicilio delle bevande, già alla temperatura giusta.

Nessuno più si perde a fare i conti per calcolare il flusso di cassa, se ci sono app che macinano i dati grezzi e sparano fuori fatture, report di bilancio e la documentazione fiscale prevista da normativa. Pochissimi pubblicano ancora il singolo post, se ci sono app che organizzano campagne multicanali, e le tengono presidiate e monitorate.

Se approfondire un tema e sviluppare una competenza diventeranno una commodity, ci possiamo immaginare tutta una serie di servizi che faciliteranno la consumazione di quei contenuti, e che li renderanno integrabili con i passi precedenti e successivi del processo dove sono richiesti. Del resto l’hype sul prompt engineering ce lo conferma: l’interazione con l’AI è un nuovo lavoro di per sé, completamente nuovo e non derogabile, che richiede nuove competenze e strumenti. Inoltre cosa rappresenta se non uno slittamento verso attività sempre più “metafisiche”?

Star Wars: una storia sul dominio e applicazione della Forza.

Un’osservazione in particolare viene da fare sui rischi oltre che sull’opportunità di spostare la focalizzazione sempre più in alto. Sono richieste capacità di comunicazione con formati nuovi, abitudine a ragionare per scenari ad alto livello senza però perdere la concretezza dei dettagli a livello Ground Zero, e in sostanza è richiesto un esercizio costante nel fronteggiare la complessità e le ampie prospettive.

Saremo in grado di arrivare presto a padroneggiare questo nuovo livello (e lavoro) intellettuale? Per esempio, negli ultimi anni è diventato sempre più diffuso il visual management in azienda, e l’impiego di canvas per orientarsi nella complessità di moltissimi temi. E con i canvas sono arrivati i tool per generarli e i metodi per compilarli in sessioni collaborative. Ma sono arrivate anche le mode: credo nulla sia sfuggito a qualche sessione con postit attaccati sulle pareti e mattoncini colorati sparsi sul tavolo. Mi aspetto altrettanto nell’interazione con l’AI, soprattutto nelle “narrow AI” (quelle più specializzate in verticale).

Altrimenti finiremo per immergerci in un mare di superficialità, approssimazione, incoerenza e inconcludenza, voglio dire, ancora più di oggi, e il neoluddismo troverà adepti sempre più radicali.

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Written by Gino Tocchetti

Business Design, Corporate Innovation, Strategy Advisor

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