Oltre il clamore sul controverso lancio di Gemini

Gino Tocchetti
5 min readDec 11, 2023

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La costellazione dei Gemelli

Molte critiche sono state immediatamente sollevate sul lancio di Google, e sembra effettivamente che sia stato commesso un errore clamoroso. Ma quale? Non certo perché alcuni video presentavano uno scenario di la da venire. Questa è una prassi consolidata, lo sappiamo bene, soprattutto nel mondo delle tecnologie innovative.

In generale il marketing tende ad amplificare le caratteristiche dei nuovi prodotti, e talvolta, quando particolarmente aggressivo, a sottovalutare quelle della concorrenza. Siamo esposti giornalmente ad esempi di questo genere, da non poterci dire sinceramente sorpresi e indignati. In realtà io ne sono infastidito ogni volta, e su di me hanno un effetto boomerang.

Nel mondo delle startup, poi, rappresentare le potenzialità di un prodotto o servizio quando è ancora allo stato embrionale, non è solo un accorgimento ma una necessità. Le startup vengono valutate sul loro potenziale, gioco forza, visto che partono da zero. Insieme al potenziale, però, l’altro elemento cruciale per i founder è la dimostrazione che il team avrà la capacità di realizzare quanto promesso: quel mix di competenza, tecnica, metodologia e attitudine, che in gergo si riassume con “execution”. Chi si muove da anni in questo ambiente ha assistito alle proiezioni più ottimistiche, proprio da parte delle startup che intendevano usare l’AI in modo massiccio.

Se quindi per le startup la realizzazione di “artefatti” (un nome che contiene le due valenze: quella positiva del fare, e quella controversa dell’apparire) è prassi ricorrente, Google non ha “ingannato” nessuno. Tant’è vero che ha pubblicato numerosi video, alcuni più di marketing e altri più tecnici, e ha condiviso in modo del tutto trasparente perfino le modalità con cui ha “costruito” il video incriminato.

Una pitch ad investitori che non convince. Fonte Dall-E.

Gridare al “fake”, quindi, cioè alla truffa operata con la speranza di non essere scoperti, e di intortare i destinatari, è una reazione a mio parere scomposta, che può essere forse utile a chi è a caccia di click, o semplicemente partecipa in modo acritico al meme del momento. Ma questo però non salva affatto la reputazione di Google, compromessa indiscutibilmente. I motivi sono altri, e faremmo bene ad imparare tutti dall’errore di Google.

Innanzitutto Google non è una startup, ma anche considerando che ogni progetto è un’avventura a sè, e Gemini certamente una delle più sfidanti, la sua capacità di execution dovrebbe essere fuori discussione, a parte i numerosissimi flop del passato. Le potenzialità dell’AI, poi, occupano già l’immaginario e anzi le preoccupazioni di tutti noi, e sono spesso amplificate oltre il verosimile. Non occorre certo sforzarsi di spiegare i banefici che arriveranno con l’AI, con esercizi di fantasia ormai piuttosto scontati.

Quindi quale sarebbe la cifra distintiva di Gemini? Quale la prospettiva innovativa? Francamente io non l’ho colta, ma questo non significa che non ci sia. Certamente una serie di indicatori di performance migliorati (lo saranno, si spera) e quindi una maggiore fluidità nell’interazione (lo sarà, si spera). Ma quale bisogno avesse Google di chiedere tanta fiducia, rimane davvero poco chiaro. Anzi, ora potrebbe essere perfino più evidente che la direzione intrapresa da Gemini è esattamente quella dell’inseguitore, quindi lungo la stessa pista.

Occorrerà aspettare la primavera per scoprire cosa c’è sotto il cofano, che oggi non ci hanno voluto (anche comprensibilmente) far vedere. Resta comunque il fatto che oggi assistiamo ad una vera competizione, e questo ha un’enorme importanza.

Poi c’è da dire che Google non è piccola e sprovveduta, bensì è tra i leader incombenti nel mercato delle tecnologie avanzate, e la sua forza muscolare è nota a tutti, specie poi se il rivale di riferimento è la giovane e “minuscola” OpenAI (che però dietro ha Microsoft). Google é Golia, non Davide, anche se in questo momento appare come lo sfidante di chi è chiaramente in testa.

Davide contro Golia. Fonte Dall-E.

In sostanza, presentando Gemini a pochi giorni dall’annuncio di uno slittamento del lancio all’anno prossimo, ha sostanzialmente ribadito il suo ritardo rispetto al concorrente, e tutto il nervosismo conseguente. Non una manifestazione di superiorità, contrariamente ai messaggi lanciati, ma la conferma di una inferiorità bruciante. Da qui forse perfino lo scatto d’orgoglio, ma quasi presuntuoso, di voler essere creduti perché.. perché?.. sostanzialmente perché Google è Google. Come se Golia cercasse di intimorire Davide ringhiandogli addosso che lo batterà, ma solo dopo essersi allenato ancora qualche mese.

Ma c’è una terza osservazione, che sembra la più importante. L’AI sta cambiando le regole del gioco, di tutti i giochi. Le argomentazioni discusse finora rientrano tutte in scenari ai quali siamo abituati da tempo. Oggi bisogna considerare che la velocità imposta dallo sviluppo dell’AI, in accelerazione continua, rende la prassi dell’annuncio anticipato sempre meno efficace, per certi versi ridicola, se non proprio pericolosa. OpenAI è stata molto più attenta, ma senza rinunciarvi, vista la corsa in avanti di Altman e le tensioni interne che ha comportato.

Cosa succederà fra 6 mesi, se ripensiamo ai passati sei? Dove sarà OpenAI? Quali nuove prospettive diventeranno concrete in questo tempo? Un bias ricorrente di fronte ad innovazioni così profonde è che giungano improvvise, siano isolate, risultando quasi delle eccezioni.

Si capisce, a questo punto, che promettere in pompa magna di arrivare a certi obiettivi in questo intervallo di tempo, significa due cose: innanzitutto che Google non sta abbracciando il pieno potenziale di questa tecnologia, e adotta la postura di chi predice il futuro sulla base della situazione attuale, come se il contesto restasse invariante. Con l’AI di mezzo, questo approccio non è più consentito.

Da questo segue un problema ancora più serio, secondo me: se il tuo prodotto è “predicibile” oggi, vuol dire che fra qualche mese, quando sarà effettivamente disponibile, sarà già superato.

La prospettiva di sviluppodell’AI, immaginata da ChatGPT4 e generata da Dall-E, con qualche aiutino di umani.

L’accelerazione a cui stiamo assistendo non renderà solo ChatGPT4 o Gemini più veloci e più capaci dal punto di vista computazionale. In tutte le discipline, nessuna esclusa, stiamo già avendo una diffusione dell’AI, rapida e capillare: nei processi, nelle analisi e nelle decisioni strategiche, nelle applicazioni assisteremo ad altrettanta accelerata innovazione. Nasceranno a breve prodotti e servizi di nuova generazione, che guarderemo come un utente rimasto al mondo analogico guarda oggi uno smartphone nemmeno top di gamma.

Nel video tanto criticato, la scena finale ci fa vedere l’interlocutore che mostra a Gemini il disegno della costellazione dei Gemelli, e Gemini riconosce correttamente il soggetto, senza però fare cenno all’evidente associazione di idee col nome che gli hanno dato in Google. Ecco, aspettiamo di vedere la qualità del lavoro che hanno fatto i tecnici di Google, perché al momento questa incapacità di cogliere i sottintesi sembra la caratteristica più rappresentativa di tutta l’operazione messa su da quelli del marketing.

#google #gemini #ai #artificialintelligence

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Written by Gino Tocchetti

Business Design, Corporate Innovation, Strategy Advisor

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